Bike travel
Un giorno ero in viaggio con la mia moto. Era un viaggio in solitaria, d'estate. Il percorso andava da Porto Sant'Elpidio fino a Spoleto, attraverso i monti Sibillini. Decisi volutamente di non percorrere strade di una certa importanza, ma solo strade secondarie. Di tempo a disposizione ne avevo tanto. Ero partito all'alba e mi ero prefissato di viaggiare rispettando i limiti di velocità, mantenendo un'andatura tranquilla al fine di godermi il più possibile il paesaggio che avrei attraversato. Il percorso che va dalla costa Adriatica verso l'entroterra fino al confine tra Marche e Umbria è una lunga strada quasi rettilinea che si dispiega in mezzo alla campagna, fino ad arrivare ai rilievi dove iniziano le prime curve importanti e la graduale salita. Una bella strada sulla quale è facile viaggiare senza incrociare nessuno per chilometri. Inoltre dopo il piccolo centro abitato di Pieca si viaggia in mezzo ad un paesaggio selvaggio e ricco di vegetazione. La Strada Provinciale N. 91 è piccola e poco frequentata, dall'asfalto chiaro ma in ottimo stato. Dopo aver superato la diga del lago di Fiastra decisi di fermarmi per cercare di godermi la visione della gola del Fiastrone, molto famosa per le sue caratteristiche formazioni di roccia rossa, ma senza successo. Purtroppo non potevo avvicinarmi di più a causa di un'ordinanza che vieta di visitare questo luogo se non accompagnati da una giuda autorizzata a causa degli ultimi alluvioni che hanno funestato quest'area. Anche se in piena estate, con le piogge praticamente inesistenti e il lago con un livello di acqua bassissimo, mi sembrava una cosa piuttosto assurda. In ogni caso non ero nemmeno attrezzato per una semplice escursione e non mi andava di abbandonare il mio mezzo con tutto il bagaglio a bordo, quindi guardai ciò che "legalmente" era possibile guardare e risalii in sella. Dopo aver superato il piccolo villaggio di Fiastra, dove feci una piccola sosta benzina-colazione, mi accorsi che la temperatura iniziava a salire a tal punto che improvvisamente il mio povero e bistrattato navigatore (un normale cellulare Android fissato al manubrio con un apposito porta-telefono) si surriscaldò a tal punto che si spense nel bel mezzo del nulla, piantandomi in asso ad orientarmi alla vecchia maniera. La direzione era corretta, non si incontravano particolari incroci e bivi, quindi decisi di affidarmi al mio orientamento, anche se di fronte a me si stagliavano le pendici dei primi monti Sibillini e prima o poi la strada avrebbe deviato per non doverci passare sopra per forza. La strada era diventata la Provinciale N. 99 e anche da queste parti di auto e persone ne incontrai veramente poche. La strada cominciò a salire fino a quando mi accorsi di viaggiare in mezzo a grandi altipiani dove lo sguardo si perde nel nulla e la strada davanti a te sparisce rimpicciolendosi all'orizzonte. Un luogo incantato dove ad un certo punto decisi di fermarmi per scattare qualche foto. La strada proseguiva in mezzo a gole di roccia, scendendo sempre più a valle verso il territorio umbro. Gradualmente il paesaggio iniziò a cambiare e in poco tempo il traffico cominciò ad aumentare e mi ritrovai a viaggiare su strade più ampie, tra autotreni e macchine.
Per poco tempo ero riuscito a fuggire dalla frenesia della vita quotidiana per immergermi in un momento di pace e di solitudine della durata sufficiente ad imprimersi nella mia memoria per sempre. Certe esperienze, vissute in sella alla propria moto, sono uniche specialmente se fatte in completa solitudine. Viaggiare con calma, fermarsi quando ci pare e piace ci permette di assaporare al meglio il piacere della moto.
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