il fiume e mio nonno Sante

Ormai mi capita raramente di camminare  lungo le sponde di quel vecchio fiume. La vita di un fiume è scandita dalle piene, dalle secche e dai tanti avvenimenti che lo coinvolgono come protagonista diretto o indiretto. La mia famiglia da parte materna, vivendo sulle sue sponde per oltre tre generazioni può dire di aver assistito ad una, seppur piccolissima, parte della vita del fiume. Mio nonno Giuseppe Sante Trabattoni era un uomo cresciuto nel rispetto della terra, persona austera e intraprendente, grande lavoratore pieno di inventiva. Il suo lavoro era detto del "campé", ovvero colui che si occupa del l'irrigazione dei campi, aprendo e chiudendo le varie chiuse dei fossi e piccoli canali sparsi per ettari ed ettari intorno al paese. Era un lavoro che richiedeva grande conoscenza dei ritmi della natura. Un lavoro di responsabilità. Ma nonostante ciò mio nonno rimaneva sempre una persona umile, come umile era la famiglia che aveva messo su in quel di Bisnate, antico borgo contadino nel mezzo della pianura padana. Il fiume si chiama Adda e Bisnate venne fondato lungo la sua sponda ovest, quella dalla parte di Milano. Adda è un nome che incute paura e rispetto, più di qualunque altro fiume del nord Italia. È stato in grado di mietere vittime dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri. Bisnate stesso e i suoi abitanti caddero vittime della furia del fiume. Si narra che un tempo il paese fosse ben più grande di com'è oggi e che l'Adda, che forma un'ansa poco più a est del paese, durante una improvvisa e insolita piena decise di tirar dritto e portarsi via una buona fetta del borgo e dei suoi abitanti. In tempi più recenti il fiume si è portato via un paese in Valtellina e in quella occasione ricordo benissimo di aver visto il suo livello salire al punto di portarsi quasi via il ponte tra Bisnate e Spino d'Adda. L'Adda pretende periodicamente il suo tributo in vite umane anche tra gli inesperti bagnanti che durante l'estate decidono di bagnarsi nelle sue fresche, limpide ed invitanti acque. Più di una volta mi è capitato di vedere autoambulanze e furgoni del nucleo sommozzatori scendere al fiume per recuperare persone annegate. Non vi è memoria però di un bagnante bisnatese annegato tra i subdoli mulinelli dell'Adda. Come tante altre persone nate e cresciute a Bisnate, anch'io ho fatto il bagno migliaia di volte nell'Adda, ma grazie al rispetto per il fiume insegnatomi dalla mia famiglia, non mi è mai capitato nulla di male. L'ultima volta che mi sono immerso in quelle acque l'ho fatto in uno dei punti più pericolosi, proprio dove sono annegate tante persone, ma questo a causa della loro inesperienza e maldestrìa. Se hai rispetto per lei, Adda ti culla, se ti lasci trasportare, Adda ti accarezza e senza fretta ti deposita dolcemente in un punto dove puoi ritornare a riva. Il segreto sta nel non agitarsi e rilassarsi, perché se la rispetti, Adda ti lascia fare un giro tra le sue possenti braccia. Mio nonno rispettava così tanto il fiume che non osò mai bagnarvisi. Mio nonno era un saggio uomo di terra e non sapeva nuotare. 

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