la casa fantasma

Mia nonna viveva in campagna, in una casa molto vecchia. Così vecchia che per fare pipì bisognava andare in cortile perché non era dotata di un sistema fognario. La casa di mia nonna era in parte pericolante e a noi bambini era vietato saltare o giocare in alcune zone di esse, perché avremmo rischiato di far cedere il pavimento e cadere al piano di sotto. Ma per tutto il tempo in cui frequentammo quella casa questa cosa non successe mai, fortunatamente. Mia nonna aveva una vicina che viveva in un piccolo appartamento dello stesso edificio. La vicina si chiamava Paola ed era leggermente più giovane di mia nonna. Spesso la signora Paola si prendeva cura di me e mio fratello, quando i miei genitori erano costretti a portare mia nonna all'ospedale o dal dottore. Mia nonna soffriva di cuore.
A noi piaceva stare dalla signora Paola, aveva anche un televisore molto grande, sul quale potevamo guardare i nostri programmi televisivi preferiti. Quando iniziavano le vacanze estive e non si andava a scuola, i nostri genitori lasciavano me e mio fratello da mia nonna da giugno fino ad agosto. Erano due mesi di campagna, giochi, caldo, avventure e bagni al fiume. I nostri amici erano i nostri coetanei che vivevano nel paesino. A quel tempo spesso di si annoiava, non apprezzavamo quello che ci era stato concesso. Avevamo la possibilità di annoiarci, ma anche di imparare tanto, giocare e perdere tempo. Dopo qualche giorno, ci veniva voglia di andarcene, noi abituati alla città ci sentivamo un po' stretti in quel piccolo paesino, ma finché non fosse tornato uno dei genitori con l'auto, non saremmo potuti andare in nessun posto. Eravamo lì, un po' prigionieri, ma comunque liberi di fare quasi tutto quello che volevamo, nei limiti delle regole che nostra nonna ci aveva imposto. Frequentammo la casa di nonna per gran parte dell'infanzia e dell'adolescenza. Le prime esperienze a bordo dei nostri motorini, i primi piccoli amori e tante piccole avventure, esperienze belle e brutte. Quando mia nonna morì, svuotammo la sua casa e portammo via tutti i mobili. La signora Paola continuò a vivere in quella casa, ma un giorno i suoi figli le trovarono un'altra sistemazione e la vecchia casa di mia nonna divenne disabitata. Si sa che una casa muore rapidamente quando smette di essere abitata e così fu per la casa di mia nonna. Lentamente, le strutture portanti cominciarono a cedere. Le tegole del tetto caddero, l'acqua piovana filtrò all'interno dell'edificio e andò a far marcire le antiche travi di legno. Quella maestosa casa di campagna di tre piani fatta di legno, mattoni e pietre iniziò a sgretolarsi lentamente ma inesorabilmente. Al pian terreno, come per tante case di campagna costruite intorno alla metà del diciannovesimo secolo, c'era un grande portico con due colonne di granito. L'anno scorso mi recai sul posto, erano anni che non ci andavo. Vidi che tutto il pavimento della casa della signora Paola era crollato e potevo vedere la sua casa da sotto, dall'interno del portico. Stranamente, la porta d'ingresso e quella tra il salotto e la camera da letto erano rimaste attaccate ai propri cardini. Lo stesso era accaduto alle sottili pareti divisorie. Faceva uno strano effetto, sembrava di guardare una casa con il pavimento trasparente. Mi vennero i brividi a pensare che in quella casa ci avevo passato tanto tempo della mia giovinezza.
Era come se con quel crollo, i nostri ricordi, le nostre risate, i nostri pianti avessero smesso di rieccheggiare tra quelle mura e si fossero liberati nelle campagne circostanti, perdendosi per sempre nell'oblìo. Non esisteva più un pavimento, per pericolante che potesse essere, sul quale camminare a piedi scalzi, non esisteva più quel corridoio con la finestra dalla quale mia nonna ci chiamava quando era pronto in tavola. Non esisteva più quel ballatoio dove tenevamo le biciclette. Era tutto perso. Crollato e destinato ad essere dimenticato.

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