racconto: il prete e la festa de l'unità

Mia mamma mi raccontò che un giorno, nel primo dopoguerra, i rappresentanti della sede di Zelo Buon Persico del Partito Comunista vennero a Bisnate e chiesero agli abitanti di essere accompagnati presso le sponde dell'Adda per cercare uno spazio adatto a organizzare una grande festa. Nel paesino la voce si sparse rapidamente e giunse anche alle orecchie del parroco che volle subito informarsi in merito a quale diabolico ritrovo quei bestemmiatori-senzadio-mangiabambini volessero organizzare. Il prete non si astenette dal manifestare la sua contrarietà all'evento, sia di fronte ai cittadini durante la funzione domenicale, che al cospetto del primo cittadino di Zelo. Il sindaco (comunista) non volle sentir ragioni e, alla faccia del prete, si diede il via ai preparativi per la prima festa dell'Unità di Bisnate. Il sacerdote però continuò a non darsi per vinto e si recò al cospetto del suo diretto superiore, il prevosto di Zelo Buon Persico. Presso la canonica di Zelo venne organizzata una seduta straordinaria delle peggiori e più bigotte menti del circondario. Si riunirono tutti i rappresentanti della Santa Romana Chiesa che più sentivano di dover dire la loro in merito a questo infausto evento: oltre al prevosto di Zelo e al parroco di Bisnate, si presentarono il prete di Merlino, quelli di Vaiano, Comazzo, Casolate e Mignete. L'unico sacerdote che non si presentò, poi tacciato di essere un bolscevico, fu quello del santuario di San Giovanni al Calandrone. Rimasero una notte intera a discutere e a picchiare i pugni sul tavolo, oltre che a bere Barbera e Sangue di Giuda. La decisione che presero si rivelò più un effetto dei fumi dell'alcool che dell'umana razionalità. Mia mamma era ancora una bimba e in quel periodo frequentava la colonia estiva di Zelo, insieme a tanti altri bambini delle varie frazioni del paese lombardo. Qualche giorno prima della data d'inizio della Festa, il prevosto chiamò a raccolta tutti i cittadini, poi passò letteralmente a rastrellare tutti i circa settanta bimbi della colonia. Si ritrovarono tutti nella grande chiesa di Zelo. Mia madre si ricorda che sembrava di assistere ad una grande messa, di quelle delle grandi occasioni, come il Natale o la Pasqua. C'era un sacco di gente, alcuni erano stati letteralmente strappati dai campi durante il lavoro e si erano portati dietro chi il badile, chi il forcone e chi addirittura il mulo che ovviamente era stato parcheggiato fuori dal sacro luogo. Intorno all'altare erano presenti tutti i partecipanti alla fatidica riunione notturna, tutti tranne il bolscevico parroco di San Giovanni, ovviamente. Diedero inizio alla funzione. Tra un padre nostro, un ave o Maria e l'altra fu chiaro lo scopo di così tanto fervore: chiedere al Padre Celeste di far piovere nei giorni successivi e specialmente lungo le sponde dell'Adda. Mancava solo che gli astanti fornissero al Signore anche le coordinate geografiche perché sul luogo si scatenasse la Giusta Ira di Iddio. Il venerdì successivo decine di contadini bonificarono una enorme spianata ad un centinaio di metri a monte del ponte dell'Adda, sulla riva di Bisnate, preparando il terreno ad una immensa balera, al palco per i musicisti, alle decine e decine di bancarelle dei mercanti, a ben tre ristoranti all'aperto e addirittura al ring per incontri di boxe. A memoria d'uomo non si era mai visto nulla del genere nel raggio di trenta chilometri. Tra i rappresentanti del Partito e tra gli stessi cittadini c'era grande eccitazione. Giravano voci che al comizio di inaugurazione sarebbe intervenuto Palmiro Togliatti in persona. La notte passò e il giorno successivo in cielo non si vedeva una nuvola nemmeno con il cannocchiale. Una giornata splendida. Quella volta il Signore non aveva ascoltato le suppliche di un manipolo di preti avvinazzati e sembra avesse sparso lui stesso la voce in tutti i dintorni, perché a Bisnate non si vide più così tanta gente come in quei due giorni di Festa dell'unità.
Quella mattina presto di sabato, un vecchio prete con un saio simile a quello di San Giovanni Battista, partì dalla sua semplice chiesetta sperduta in mezzo ai campi e discendendo lungo la sponda del fosso detto "Calandrone" fino alla sua foce sul fiume Adda venne a benedire il luogo dove si sarebbe svolta la festa. Lo videro in pochi, ma a chi gli chiese perché stesse facendo ciò, il vecchio prete disse: "dove c'è allegria, dove c'è pace e amore, c'è anche nostro Signore". Quell'uomo si chiamava Don Paolo, ed era riuscito a vedere oltre al fanatismo religioso e alle divisioni politiche. Portroppo però venne sempre considerato un prete bolscevico. Morì in pace nella sua povera canonica la settimana successiva. Il suo ricordo però è arrivato fino al giorno d'oggi, a differenza di quello dei suoi colleghi. 

Commenti